Michael Jackson si è ucciso da solo
Dopo i processi, le indagini e le memorie sulla tragica morte di Michael Jackson, il medico curante del Re del Pop ha deciso di confessarsi e di svelare nuovi inquietanti aspetti della vicenda, in una lunga intervista rilasciata al Daily Mail.
A distanza di 4 anni dalla morte, purtroppo, il quadro che esce dell'ultima notte della pop star e della sua vita poco prima della scomparsa è tutt'altro che sereno e gioioso come ci si potrebbe aspettare.
Il Dottor Murray, finora unico effettivamente considerato colpevole della morte di Jacko, ha raccontato di quanto la star fosse sola e persa nella sua solitudine. Un uomo, spiega il medico, "che era stato così solo e che aveva passato tantissime notti parlandomi del suo dolore e delle sue angosce, finalmente sentiva di poter credere in qualcuno nella sua vita che non fossero i solo i suoi tre figli”.
Come uno dei suoi idoli, Elvis Presley, Michael Jackson, secondo quanto raccontato, non riusciva a condurre un'esistenza normale, era paranoico, ipocondriaco, si sentiva accerchiato e non si fidava più di nessuno, neanche della sua colf...
A quanto pare, sempre secondo quanto raccontato dal medico, l'unico di cui si fidasse era proprio lui. “Quanto eravamo intimi? Beh, tenevo il suo pene tra le mani ogni sera per fissargli il catetere a causa della sua incontinenza”, dichiara al Daily Mail.
Infine il racconto, minuto per minuto, dell'ultima notte di Michael Jackson. Il cantante per dormire utilizzava il propofol, ma il medico, conoscendone le controindicazioni, stava mano mano diminuendo le dosi e rimaneva accanto a lui finché finalmente non si addormentava. Così fece anche quel giorno. Gli iniettò la sua dose (minima) di propofol, aspettò che sopraggiungesse il sonno, controllò il battito cardiaco e si ritirò nelle sue stanze.
E dopo? “Credo che si sia svegliato" dichiara il Dottor Murray "abbia preso la sua dose di propofol e se la sia iniettata, ma l’avrebbe fatto troppo velocemente, andando in crisi cardiaca. Quando sono tornato nella stanza ho visto subito che non respirava, ma non sono andato in panico. Ho tastato l’inguine e la carotide ma non c’era battito e così ho cercato di rianimarlo. Ho resuscitato migliaia di persone. Era un mio amico, certo, ma mi sono attenuto allo standard medico”.
Secondo il medico, dunque, Michael Jackson avrebbe deciso di morire e si sarebbe procurato la morte da solo.
Il mistero rimane aperto, e Intanto i familiari continuano a portare avanti le loro accuse contro l'AEG, la società organizzatrice dell'ultimo tour, nonostante il tribunale si sia già pronunciato per l'innocenza...
... "Eravamo una famiglia, ci amavamo come fratelli. Gli ho voluto bene, gliene voglio ancora e gliene vorrò sempre - ha ribadito Murray, aggiungendo -Michael non si fidava di nessuno. La camera puzzava perchè non permetteva neanche alle cameriere di pulire, c'erano vestiti sparsi ovunque. Una volta lui mi guardò e mi disse "Sai, per il resto della tua e della mia vita i nostri nomi saranno inseparabili. Gli chiesi cosa volesse dire e sorridendo rispose Sono un chiaroveggente"
... Una lunghissima intervista durata oltre cinque ore, nel corso della quale Murray ha raccontato in che stato versava Jackson al momento della sua morte, dal punto di vista fisico, psicologico e persino finanziario. Un orrore causato dalla sua dipendenza dai farmaci: «Ho cercato di proteggerlo, invece sono precipitato insieme a lui».
MI IMPLORAVA DI DARGLI QUEL FARMACO PER FARLO DORMIRE - Conrad Murray era diventato il medico personale di Michael Jackson nel 2006. All’inizio il dottore non sapeva che il cantante faceva uso di Propofol per riuscire a dormire, ma tutto gli apparve improvvisamente chiaro quando scoprì le sue riserve di quel potente anestetico, lo stesso che lo avrebbe condotto alla morte nella notte del 25 giugno 2009. «Mi aveva detto che erano stati dei dottori in Germania a somministrarglielo. Io non ero per niente d’accordo, ma Michael non era il tipo di persona a cui potevi negare qualcosa. trovava sempre un modo. [...] Mi implorava di dargli quel farmaco perché voleva dormire per non pensare. Era in piena crisi, una crisi fatta di panico e dolore. Ero seduto accanto a lui mentre gli facevo la flebo. Gli somministravo una una dose molto blanda, una leggera sedazione. Non avrei mai prescritto a Michael quel farmaco, ma io volevo solo aiutarlo». E ancora: «Era un uomo distrutto, era fisicamente molto fragile. Pesava pochissimo e soffriva di spasmi, insonnia e sbalzi d’umore. Dovevo obbligarlo a mangiare e a bere, era sottoposto a una pressione enorme. I suoi figli gli dicevano che erano stanchi di vivere negli hotel».
«MICHAEL JACKSON HA UCCISO MICHAEL JACKSON» - Quella sera sarebbe andata allo stesso modo: tornato dalle prove del concerto che avrebbe dovuto tenere a Londra, Jackson avrebbe implorato il dottor Murray di dargli un po’ di «latte» per poter dormire, riferendosi al propofol con il nomignolo cui era solito chiamare quel farmaco. Quello che Murray non sapeva era che il cantante stava assumendo anche il demerol, un potente analgesico, che avrebbe contrastato l’azione dell’anestetico. Divorato dall’insonnia, una volta rimasto solo, il cantante si sarebbe iniettato da solo un’altra dose. Quella letale. «Non sono stato io a uccidere Michael Jackson – ha concluso il dottor Conrad Murray – Michael Jackson si è accidentalmente ucciso da solo».
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