Palazzo madama vara una norma che istituisce la 'Giornata dell'Unità della Costituzione dell'Inno e della Bandiera' il 17 marzo, i senatori leghisti non votano e contestano. Il presidente Rosi Mauro: educazione di Stato stile Urss. Pd e Pdl si contendono il merito della legge, il presidente dei presidi: non era materia del Parlamento
Roma, 08-11-2012
D'ora in poi l'Inno di Mameli, conosciuto anche come Fratelli d' Italia dal suo verso introduttivo, dovra' esser studiato e cantato nelle scuole italiane. Il Senato ha, infatti, approvato in via definitiva con la sola opposizione tenace e chiassosa della Lega Nord, il ddl che introduce questo canto risorgimentale, scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, nei programmi scolastici.
Nello stesso tempo, viene istituito il 17 marzo di ogni anno, in continuita' con il festeggiamento dei 150 anni, il "Giorno dell'Unita' nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera", allo scopo di promuovere i valori di cittadinanza e di consolidare l'identita' nazionale. Questo inno che, in crescendo, incita alla ribellione verso lo straniero e alla liberta' con la chiusa "l' Italia chiamo"' non sara' piu' solo motivo di applausi (e fischi) negli Stadi quando gioca la nazionale e dovrebbe avere una diffusione capillare. Ma, si sa, l'inno di Mameli non e' mai piaciuto ai leghisti che nell' Aula del Senato hanno dato il meglio di se' nella contestazione di un simbolo della Repubblica e non digeriscono che in terre padane gli scolari siano tenuti a conoscerlo. Solo il segretario Roberto Maroni ha gettato acqua sul fuoco cavandosela con una battuta:"Quando si canta, purche' non sia stonato, per me va sempre bene".
Il Carroccio e' intervenuto, tra ieri sera e stamane, in massa definendo, via via, l'iniziativa, legata ai festeggiamenti per i 150 anni dell' Unita' d'Italia, "inutile", "retorica", "antistorica", "ideologica", "coercitiva", "illiberale", "totalitaria". "Io sono sempre stato convinto che Metternich avesse ragione" ha detto l'ex Guardasigilli Roberto Castelli precisando di "esser legato piu"' alla sua terra che alla penisola italiana. Sentimento di "non appartenenza" all' Italia espressa anche da altri esponenti del Carroccio che hanno parlato di "carattere fittizio" di un'unita' nazionale non ispirata al federalismo e "svuotata di sovranita"' dalle richieste dell' Unione europea.
"Sdegno" per le bordate leghiste e' stato espresso dai senatori degli altri gruppi. Il senatore democratico Giovanni Procacci, tra gli applausi, ha chiesto: "perche' demonizzate la storia e la memoria del Paese? Alberto da Giussano, vostro simbolo, e' ricordato nell' inno che disprezzate". Ma la Lega fino all' ultimo, con il giochetto di interventi in dichiarazione di voto in dissenso dal gruppo, ha continuato a protestare contro quella che ha definito "una imposizione" alle "libere genti della Padania". Alla fine, il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri ha salutato il "voto storico" del Senato che "riafferma i valori dell'identita' nazionale".
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